Roma, 27 mag - Dalle prime
ore di questa mattina ifinanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria stanno
eseguendo 5 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal
G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, Ettorina Contino, su richiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia, Procuratore Aggiunto Vittorio Teresi,
nell’ambito di una più ampia indagine che vede indagati 28 persone per i reati
di scambio elettorale politico-mafioso, corruzione elettorale, peculato,
malversazione ai danni dello stato, usura e corruzione.
I provvedimenti
restrittivi, richiesti dai pp.mm. Del Bene, Picozzi, Scaletta e Luise, sono
stati disposti nei confronti di Antonino Dina, Roberto Clemente, Francesco
Mineo, Giuseppe Bevilacqua e Leonardo Gambino, per aver promesso o ricevuto
denaro o altre utilità in cambio di voti, per sé o per altri, in occasione
delle ultime elezioni di maggio ed ottobre 2012 per il rinnovo,
rispettivamente, del Consiglio Comunale di Palermo e dell’Assemblea
Regionale Siciliana (A.R.S.).
Le attività investigative
traggono origine dall’approfondimento dei legami esistenti tra un politico
palermitano, Giuseppe Bevilacqua, ed esponenti della locale criminalità
organizzata, con particolare riferimento al mandamento mafioso di "Tommaso
Natale", grazie ai quali il primo per sua stessa ammissione - come emerso
dalle indagini- già nel 2007 aveva ottenuto la nomina a Consigliere presso la
VII Circoscrizione del Comune di Palermo.
L’operazione Agorà, come
denominata dalle Fiamme Gialle, ha fatto emergere come in occasione delle
consultazioni di maggio 2012 per il rinnovo del Consiglio Comunale di Palermo,
Bevilacqua, candidato nelle file del partito "Cantiere
Popolare", in cambio della promessa di "posti di lavoro"
per familiari ed amici suoi "sostenitori", fra cui alcuni nomi
storici di mafia, faceva nuovamente ricorso all’illecito scambio ed
"appoggio" elettorale.
Bevilacqua, non si è fatto
alcuno scrupolo pur di ottenere benefici economici ed elettorali, neanche
quando ha fatto ricorso ai prodotti alimentari destinati ai bisognosi.
L’uomo politico ha, infatti, indirizzato prima presso la propria segreteria
l’attività di distribuzione di generi alimentari forniti dalla fondazione
"Banco delle Opere di Carità", per poi prevalentemente destinarla
quale merce di scambio per ottenere, in modo criminale, vantaggi economici
personali nonché consensi elettorali, da parte degli stessi indigenti che
avrebbe dovuto aiutare. Al riguardo, si rappresenta che sono tuttora in corso
gli accertamenti finalizzati a consentire la corretta qualificazione giuridica
di tale condotta.
Le elezioni comunali non
hanno avuto l’esito sperato dal Bevilacqua che, nonostante i 1.114 voti
ottenuti, si classificava terzo, e quindi primo dei non eletti del suo partito.
Insoddisfatto, le elezioni regionali indette per il successivo mese di ottobre
2012 costituivano per Bevilacqua una ulteriore opportunità per ottenere il
seggio al Consiglio comunale. Le indagini, infatti, hanno evidenziato che
concludeva un accordo con il collega di partito Roberto Clemente, già vincitore
delle precedenti elezioni comunali.
Bevilacqua si impegnava ad
appoggiare la candidatura di Clemente, ottenendone in cambio, in caso di
elezione all’Assemblea Regionale, l’impegno a dimettersi dalla carica di
Consigliere comunale per favorirlo in quanto primo dei non eletti.
Nonostante il successo
politico (ben 7.267 voti), Clemente non si dimetteva dal proprio incarico
comunale. Sempre durante le stesse consultazioni regionali, Bevilacqua
concludeva analoghi accordi criminali con altri due esponenti politici locali,
Antonino Dina, detto Nino, e Francesco Mineo – entrambi già Deputati Regionali,
il primo dei quali rieletto – interessati, al pari di Clemente, a beneficiare
del consistente bacino elettorale del Bevilacqua.
In contropartita, Dina
offriva sia denaro, sia utilità consistenti nell’attribuzione di incarichi
presso enti pubblici a persone indicate da Bevilacqua, con la precisazione che
avrebbero prestato attività lavorativa solo fittiziamente a fronte di una
retribuzione reale. Mineo, invece, prometteva l’erogazione di un finanziamento
dell’importo di 20.000 euro a favore di un’associazione riconducibile ad un
familiare di Bevilacqua.
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L’ex cuffariano Dina e i sospetti fuori tempo massimo di Crocetta
Un pacchetto di trenta voti venduto per centocinquanta euro: in pratica, 5 euro per ogni preferenza.
È uno spaccato di mafia, criminalità e miseria quello che viene fuori dall’ultima indagine del nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza: agli arresti domiciliari sono finiti tre deputati regionali (due in carica e un ex) dal passato altisonante come Nino Dina, Franco Mineo e Roberto Clemente.
L’ex cuffariano Dina e i sospetti fuori tempo massimo di Crocetta
Un pacchetto di trenta voti venduto per centocinquanta euro: in pratica, 5 euro per ogni preferenza.
LE INTERCETTAZIONI:
È uno spaccato di mafia, criminalità e miseria quello che viene fuori dall’ultima indagine del nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza: agli arresti domiciliari sono finiti tre deputati regionali (due in carica e un ex) dal passato altisonante come Nino Dina, Franco Mineo e Roberto Clemente.
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